29 agosto 2014

Caratteri generali delle palliate plautine

Maschere caricaturiali con espressioni innaturali
utilizzate nelle commedie.
  • Plauto è stato il primo autore della letteratura latina ad occuparsi di un solo genere letterario: le PALLIATE, commedie di argomentazione greca.
  • Le commedie plautine certe sono ventuno, e sono definite commedie genuine, o VARRONIANE.
  • Le ventuno commedie varroniane sono divise in: commedia DELLA BEFFA, commedia DEL ROMANZESCO, commedia DEI SIMILLIMI, commedia DELLA CARICATURA, commedia COMPOSTA.
  • Una palliata plautina iniziava con il PROLOGO in cui vengono narrati gli antefatti e alcuni elementi chiave; l’AZIONE SCENICA non era divisa in atti, bensì in parti cantate (cantica) e parti recitate (deverbia). Non esisteva l’intervallo bensì uno stacco tra una parte cantata ed una recitata.




  • Plauto e le sue opere non ebbero fortuna grazie a trame ricche, complesse e varie; bensì grazie al tema ricorrente del CAPOVOLGIMENTO DELLA REALTA’ (continua sotto).
  • La forza delle opere plautine era il RIBALTAMENTO DEI RAPPORTI SOCIALI che venivano messi in scena nel teatro e che avvenivano nelle feste dei Saturnalia, una sorta di carnevale moderno. Tuttavia questo rovesciamento doveva essere temporaneo: tutto poi sarebbe tornato alla normalità.
  • I personaggi delle commedie plautine erano STEREOTIPI limitati: il vecchio avaro, il giovane innamorato, etc, etc ... Gli attori indossavano delle parrucche e delle maschere caricaturali con espressioni innaturali.
  • Uno tra i personaggi più importanti delle opere plautine è il SERVO ASTUTO, sempre a favore del suo giovane padrone innamorato.
  • Il fine delle commedie plautine non era né trasmettere MORALITA’, né AMORALITA’; le rappresentazioni di Plauto erano un puro svago.
  • Plauto prese molto dalle commedie greche, che reinterpretò con la CONTAMINATIO, cioè mescolando tra loro trame e personaggi di opere differenti.


La vis comica plautina.
  • SCENE COMICHE: colpi di scena, inganni, equivoci.
  • COINVOLGIMENTO DIRETTO del pubblico e la rottura della finzione scenica: i personaggi conversavano con gli spettatori.
  • VIVACITA’ LINGUISTICA data dall’ACCOSTAMENTO DI REGISTRI STILISTICI DIFFERENTI: in scene di vita quotidiana veniva accostato al sermo falimiaris, un registro aulico o militaresco.
  • NEOLOGISMI: parole nate dall’accostamento di termini latini a termini greci, superlativi, aggettivi composti.
  • NOMI PARLANTI: ai personaggi venivano assegnati nomi etimologicamente greci collegati ai ruoli e ai vizi che li caratterizzavano (Euclione = dal verbo clio, chiudo: era un avaro; Strobilo = dal greco trottola: era un servo esuberante; Stafila = da stafiùle, grappolo d’uva: era una serva ubriacona; Andrace, da angiulla: era un cuoco; Congrione, dal carbone: era un cuoco nero; Liconide, da liucos, lupo: ha violentato una ragazza).



Le maggiori figure retoriche presenti.
Attori comici che danzano,
affresco nella Villa di
Cicerone a Pompei
  • ALLITTERAZIONE: ripetizione degli stessi fonemi in due o più parole vicine (me misere miserum).
  • ANAFORA: ripresa della stessa parola, o di un gruppo di parole, all’inizio di più versi o membri consecutivi del periodo (Quo curram? Quo non curram? / aut ubi sim, aut qui sim).
  • ASSONANZA: due o più parole al termine del verso presentano le stesse vocali a partire da quella tonica (‹‹podagra›› // ‹‹m’agrava›› // ‹‹piaga››).
  • CLIMAX: disposizione delle parole o delle espressioni in ordine di intensità crescente o decrescente (perii, interii, occidi!).
  • F. ETIMOLOGICA: accostamento di due o più parole dalla radice etimologica comune (misere miserum / perii! Male perditus).
  • IPERBOLE: esagerazione di un concetto o di un’immagine (Perditissimus ego sum omnium in terra).
  • PARONOMASIA: accostamento di due parole dal suono simile ma dal significato diverso.
  • POLIPTOTO: ripetizione dello stesso termine in ambiti diversi (Quem? Quis?)
  • TRICOLON: stesso gruppo grammaticale (verbo + verbo + verbo / nome + nome + nome) ripetuto tre volte (Perii, interii, occidi!).

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